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“PER UN’ALTRA FIRENZE”

LETTERA APERTA DI STUDENTI DI STORIA DELL’ARTE, SPECIALIZZANDI E DOTTORANDI

Nel clima di riflessione che in queste ultime settimane ha acceso il mondo della cultura, alcuni docenti di Storia dell’Arte dell’Università di Firenze hanno raccolto molte voci all’interno di un webinar: le tre sessioni, disponibili ancora oggi sul canale YouTube UniFI Dip. SAGAS, sono state e sono una “chiamata alle idee” per un’altra Firenze, a cui noi giovani storici e storiche dell’arte non vogliamo tirarci indietro.

La nostra voce rappresenta quella di studenti magistrali, specializzandi e dottorandi.

Uno studente magistrale è colui che sta acquisendo con dedizione gli “strumenti del mestiere”, pronto ad affinarli, non senza qualche difficoltà, in futuro.

Uno specializzando, invece, non è mai soltanto uno specializzando, ma anche guida turistica, volontario del servizio civile, educatore, guardasala... È poi spesso tra i pochi frequentatori di realtà dimenticate e piccoli centri culturali.

Luoghi, questi, che condivide con il dottorando, consacrato a una ricerca che richiede tempo paziente, in contrasto con una società che corre, e pertanto non prevede attimi per fermarsi ad ascoltarlo.

Siamo dunque facce della stessa medaglia, o meglio, siamo un trittico di studiosi a più livelli, e siamo professionisti. Ci trovate nei musei, negli archivi, nelle biblioteche ma in fondo siamo anche e soprattutto cittadini di Firenze: a questa città rivolgiamo i nostri sguardi, alla ricerca di una risposta non più solo alle nostre ambizioni, ma anche rispetto al ruolo che ciascuno di noi potrà avere nella società post-covid19.

Non tutti siamo fiorentini di nascita, proveniamo da ogni regione d’Italia o da altri paesi; chi è arrivato qui dieci anni fa ha visto Firenze perdere quel suo essere a misura d’uomo e accogliente. Piano piano, a causa di affitti sempre più alti e alla riduzione dei servizi rivolti a residenti e domiciliati a lungo termine, il centro lo abbiamo dovuto abbandonare, pur continuando a studiare “dentro le mura”. Dalle finestre che affacciano su molti luoghi simbolo, durante il lockdown, non si sono sentite né bella ciao, né ce la faremo: la città è muta, è vuota, perché il continuo privilegiare le necessità dei visitatori rispetto a quelle di studenti e cittadini ha svuotato di umanità il centro storico. Sia chiaro, questo non è un attacco ai turisti, ma a come il turismo è stato gestito finora dall’amministrazione comunale e dagli enti pubblici e privati di riferimento! Come e’ stato efficacemente scritto da Paul Chatterton (Internazionale, n.1359, 2020) “Dopo la pandemia dovremo affrontare un interrogativo esistenziale: a cosa serve veramente una città?”. E noi studenti, cittadini a tutti gli effetti, alla riscrittura di quale Firenze vorremmo contribuire?

Il congelamento forzato che il mondo ha subito ci ha offerto un’imperdibile opportunità di rivedere subito e anche in modo radicale il nostro modo di vivere questa città - peraltro città d’arte - e interagire con il suo bene culturale. La risposta che daremo a questa emergenza sanitaria potrà scrivere un nuovo capitolo di museologia e gestione del patrimonio. Un ripensamento che a Firenze è più che mai necessario per scongiurare il rischio di un ritorno alla fruizione massificata della città a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni e che tutti consideriamo la causa di una banalizzazione dell’offerta culturale e dello sciagurato sbilanciamento dei flussi turistici. Nelle nostre aspirazioni condivise tutti i luoghi della cultura dovrebbero diventare un “museo allargato” e inclusivo, capace di incoraggiare un’efficace condivisione di conoscenza che conduca chiunque all’individuazione consapevole e al rispetto del bene culturale.

Nonostante le prospettive lavorative siano sempre più incerte, crediamo profondamente nella professione per la quale ci stiamo formando e nella sua missione culturale e sociale.

In questo particolare momento di lenta ripartenza ci sembra importante mantenere attiva - e dove è mancata creare - attorno al patrimonio, una comunità, un senso di identità e appartenenza. Rete, contesto, cittadinanza, tutela e ricerca sono parole chiave senza le quali è impossibile far ripartire Firenze e pensare di progettare una nuova visione del mondo della cultura e dei professionisti che vi operano.

  1. UNA NARRAZIONE INTERDISCIPLINARE RIVOLTA ANCHE AL CITTADINO

Un approccio che difficilmente viene considerato dalle istituzioni museali, o spesso erroneamente travisato a causa di priorità imposte, è quello narrativo. Inserire le opere delle

proprie collezioni, i documenti d'archivio e gli spazi urbani stessi in un "racconto" può davvero essere una soluzione per rinnovare l’offerta culturale, per offrire una chiave di lettura nuova, a patto di edificare queste narrazioni alternative su di un grammatica multidisciplinare. Progettare meglio la dimensione narrativa, difatti, favorirebbe l'accessibilità

ad argomenti che spesso risultano ostici. Ma non solo: dal nostro specifico punto di vista consentirebbe anche di vivificare i nostri oggetti di studio.

È necessario ripensare la narrazione, ma anche cambiare paradigma!

Bisogna avere il coraggio di mettere al centro i cittadini, chi la città la vive, e nel nostro caso chi la studia e riscoprire un rapporto privilegiato e intimo con il territorio circostante: solo così le piccole e le grandi realtà museali riscopriranno la loro vocazione civica.

 

  1. UN UTILIZZO ADEGUATO DEGLI STRUMENTI DIGITALI

Nei lunghi giorni appena trascorsi abbiamo avvertito una vera e propria mancanza dei luoghi della cultura. Anche l’offerta digitale proposta come surrogato, spesso insufficiente o inefficace, ci ha ben presto saturati: ci siamo sentiti privati del nostro patrimonio nella sua forma più autentica. A maggior ragione, adesso che ci accingiamo a ripartire i problemi di accessibilità a molti luoghi, quali ad esempio gli archivi, non rappresentano solamente una difficoltà per chi compie un percorso di studi umanistici, ma sono un ostacolo inammissibile in una città che vuole rinascere anche a partire dalla propria coscienza storica. Il particolare sfruttamento delle risorse digitali per la fruizione a distanza, cui le disposizioni di isolamento hanno portato, ci ha fatti riflettere attentamente sulla loro efficacia. Naturalmente nulla potrà mai sostituire la visione dal vero degli oggetti, ma non possiamo non prendere in considerazione queste possibilità, alternative o integrative, per far sì che venga garantito da un lato il diritto allo studio dei singoli e perseguito, dall’altro, l’obiettivo di divulgazione stratificata e accessibile che dovrebbero porsi tutti i luoghi della cultura. Auspichiamo quindi che vengano incrementati i siti istituzionali, arricchendoli costantemente di contenuti validi e di collegamenti esterni. All’interno delle app museali già esistenti, poi, si potrebbero segnalare opere dello stesso artista custodite in altre sedi del territorio. Il patrimonio storico artistico di Firenze pervade anche le sue strade; sarebbe dunque stimolante creare mappe virtuali, con proposte di itinerari alternativi. Le reti tra musei diversi e i collegamenti tra musei e istituti di ricerca potrebbero rappresentare l’occasione per costruire nuovi percorsi di conoscenza, anche “offline”.

 

  1. DISLOCARE: LA FRUIZIONE SOSTENIBILE COME PRATICA DI CONSERVAZIONE

In una prospettiva di regolamentazione dei flussi, ora che molti luoghi della cultura stanno riaprendo, si dovrebbe realmente pensare a come far nascere nel visitatore nuovi interessi. Dobbiamo uscire dalla retorica del capolavoro e del grande museo con politiche mirate e strategie di bigliettazione o servizi educativi volti a mettere in connessione i piccoli musei con i grandi. Le ville medicee, i castelli del Mugello, i parchi, le pievi e i borghi, se messi nella condizione di essere raggiunti, saranno le nuove mete di una fruizione consapevole e lenta. Solo l’offerta di percorsi poliedrici e multifocus, potrà avviare concretamente il progressivo cambiamento cui aneliamo. Il decongestionamento degli spazi della cultura favorirebbe inoltre il corretto approccio conservativo per le opere d’arte, e quello stesso approccio potrebbe diventare un percorso di conoscenza nel citato racconto multidisciplinare, dando voce allo storico dell’arte, al tecnologo della conservazione dei materiali, al restauratore.  In questo senso auspichiamo che finalmente anche in Italia i conservatori-restauratori siano parte integrante e imprescindibile dello staff di musei e collezioni, fermando l’esclusivo ricorso all’esternalizzazione delle competenze cui assistiamo da anni: anche in questo caso un cambio di paradigma, che consentirebbe finalmente di fare conservazione preventiva e quotidiana tutela fuori da un’ottica emergenziale.

 

  1. TIROCINI FORMATIVI E PROGETTI DI QUALITÀ  PER ABOLIRE VOLONTARIATO E PRECARIATO DEI PROFESSIONISTI CULTURALI

Il ruolo che, come dicevamo, vorremmo avere nella Firenze post-covid19, si gioca sul campo delle nostre esperienze professionali a più livelli. Il tirocinio formativo è come sappiamo una tappa fondamentale per il raggiungimento di competenze specifiche e non solo di crediti. Troppo spesso però lo studente rimane incagliato in difficoltà burocratiche di ogni sorta, ritrovandosi per giunta a svolgere compiti scarsamente qualificanti. Problematiche, queste, che purtroppo ricorrono e si aggravano con l’ingresso nel mondo del lavoro. Auspichiamo quindi un tavolo in cui università, istituzioni culturali, enti locali e attori economici possano formulare concretamente progetti lavorativi che prevedano bandi o accordi specifici dedicati a tirocinanti e professionisti a vario titolo, ma anche agli artisti attivi sul territorio. Questa progettazione dovrà essere necessariamente a lungo termine, organica e non più episodica, attenta ad aspetti come il riconoscimento delle competenze e la debita retribuzione. In questa sede, non si dimentichi di promuovere una massiccia campagna di schedatura del patrimonio - sistematica e diffusa sull’intero territorio nazionale - alla quale dovrà seguire la digitalizzazione e messa in rete anche dei molti fondi archivistici presenti in Italia. Un’operazione complessa, certo, ma che permetterà a giovani studiosi, affiancati anche da tirocinanti, di mettere a frutto gli anni di formazione.

 

  1. ROMPERE L’ISOLAMENTO DEI RICERCATORI E RENDERLI PARTE ATTIVA COME “MEDIATORI” DEL PATRIMONIO

È assolutamente necessario valorizzare sempre meglio lo studio e la ricerca come priorità, consci delle importanti ricadute che proprio studio e ricerca potrebbero avere anche a livello divulgativo. In questo senso il ricercatore - debitamente riconosciuto come professionista e rispettato nel suo lavoro di studioso - può farsi parte attiva restituendo alla comunità e ai visitatori risultati di ricerche finora raramente comunicate al di fuori del contesto accademico. Tali esiti potrebbero essere forniti - anche digitalmente - al visitatore nei luoghi che più facilmente riapriranno, con l'obiettivo di far avanzare in un futuro prossimo sempre più richieste di visita e accessibilità a luoghi meno frequentati o oggi non debitamente supportati. Ci auguriamo, quindi, che l’Università in quanto polo di formazione e ricerca sia parte attiva anche nell’elaborazione di approcci digitali rigorosi e innovativi, che valorizzino il bene senza sminuire il contenuto a favore della spettacolarizzazione.

A questa “chiamata alle idee” rispondiamo quindi così:

  • diverse professionalità siano coinvolte nelle attività di valorizzazione e tutela del patrimonio, affinché queste, grazie al lavoro compartecipato, si articolino in un caleidoscopio di proposte.
  • abitanti e studenti che contribuiscono alla cittadinanza attiva, e al riconoscimento del vero valore culturale di Firenze, siano messi al centro delle politiche dell’amministrazione.
  • i progetti digitali non si riducano a mero intrattenimento temporaneo ma mirino ad uno standard di qualità elevato in termini di accessibilità e contenuto.
  • fruizione e conservazione non siano più’ antitetiche ma concorrano a promuovere ed incentivare percorsi alternativi nel pieno rispetto dell’attività di tutela.
  • siano garantiti fondi per la creazione di posti di lavoro dignitosi nel mondo della cultura.

 

L’ultimo punto infine riassume il nostro personale appello e desiderio, ovvero il coinvolgimento attivo del ricercatore e dello studente.

Per la creazione di quell’offerta diversificata, volta a ricucire il legame tra patrimonio e comunità, il nostro ruolo potrà essere fondamentale: per una nuova Firenze è quindi indispensabile agevolare lo studio e retribuirne i frutti.

Per fare tutto ciò c’è bisogno di corposi finanziamenti e di scelte coraggiose ed è solo investendo che la città potrà ripartire questa volta dai cittadini e dal loro patrimonio, costruendo così un’altra Firenze. Dare valore alla conoscenza, renderla agevole per chi la opera e trasformarla in lavoro è conditio sine qua non in vista di una nuova fruizione del patrimonio cittadino.

Firenze, 1 giugno 2020

I dottorandi: Maria Baruffetti, Martina Bordone, Bruno Carabellese, Flavia Cristalli, Dario De Cristoforo, Chiara Demaria, Marco Fagiani, Yasaman Farhangpour, Alessandra Franetovich, Andrea Fusani, Livia Garomersini, Marta Gómez Ubierna, Arianna Ingrassia, Orazio Lovino, Vanja Macovaz, Biancalucia Maglione, Giovanni Pescarmona, Maria Laura Petruzzellis, Elena Petracca, Elisa Pucci, Sara Russo, Gianluigi Viscione, Marta Vizzini.

Gli specializzandi: Anna Flavia Arisci, Giulia Benedetti, Arianna Borga, Valentina Calamandrei, Agnese Cardini, Chiara Carpentieri, Linda Cioni, Angelo Dimola, Eliana Ferrari, Flaminia Ferlito, Sara Gaggio, Maria Maddalena Grossi, Camilla Guidi, Nathalie Lagalla, Giulia Majolino, Giulia Mancini, Elisa Martini, Sara Migaleddu, Carlotta Nicolosi, Lorenzo Orsini, Gabriele Pandolfelli, Alice Salavolti, Vincenzo Sorrentino, Marta Spanò, Mariella Stillitano, Ester Tronconi, Margherita Turci, Elena Zinanni

Gli studenti magistrali: Daria Borisova, Laura Cacciamani, Alessandro Calligaris, Noemi Dell’Angelo, Luca Del Giorgio, Alessia Di Loreto, Aurora Fapanni, Silvia Furnò, Federica Giamattei, Agnese Giannini, Alessandra Leggieri, Erminia Luccarelli, Beatrice Menghini, Alessandro Monaco, Maria Camilla Palleschi, Rebecca Piacentini, Andrea Piccioli, Nicolò Pitto, Ilenia Rhus, Danilo Sanchini, Elena Setti, Francesco Suppa, Marta Villadei.

(Testo a cura di: Maria Baruffetti, Martina Bordone, Silvia Furnò e Sara Migaleddu)

 https://www.youtube.com/watch?v=rbUJvRpLTY0

30 Giugno 2020 (Archiviata)

 

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